L’antico splendore di Vasto con le Terme Romane (Il ritrovamento)

Nell’angolo nordorientale del perimetro urbano di Vasto, in un’area di forma quasi triangolare tra via Roma, via Adriatica, via Sant’Antonio e piazza Silvio Spaventa, sono visibili i resti delle terme romane dell’antica Histonium, edificate nella prima età imperiale.

Una parte dell’impianto termale fu scoperta già nel 1828, come riferisce lo storico vastese Luigi Marchesani nella sua Storia di Vasto.

“Rimpetto alla Sottintendenza, precisamente nell’oliveto del capitolo di S. Giuseppe, fu scoverto a due palmi di profondità, allorché nel 1828 costruivasi la testé cennata nuova strada, un pavimento musaico lungo palmi 15 e largo palmi 8; co’ saggi eseguiti ne’ dintorni si giudicò esser quel pavimento la terza parte dell’intero. Cinto di bianca zona musaica, nell’aja graziosamente l’artefice disegnò cerchi inscritti a quadrati, ed a’ cerchi pesci, uccelli, cavalli ed altri oggetti, anche de’ più bizzarri: il colorito delle cubiche pietruzze imitava quello de’ rappresentati animali. Sul pavimento rottami confusi di tegole e di mattoni: in qualche lato ruderi di mura. Se a tempio, ovvero ad abitazione spettato ei fosse il pavimento nol sappiamo assicurare. Questo pregevole monumento fu ricoperto di terra, lasciandosi a’ posteriori la cura di farne tesoro”

[nella foto in alto: Panoramica dell’area delle Terme in una foto dei primi anni ’70. Sullo sfondo, la chiesa della Madonna delle Grazie. Immagine tratta da A. R. Staffa, Dall’antica Histonium al Castello del Vasto, Fasano di Brindisi: Schena Editore, 1995]

La “riscoperta” dei resti si verificò tra il 1973 ed il 1974, durante i lavori di sbancamento e spianamento dell’area compresa tra la chiesa di Sant’Antonio e la chiesa della Madonna delle Grazie. Questa zona della città era stata gravemente danneggiata da una grande frana, verificatasi nel1956, inseguito alla quale si era resa necessaria la demolizione di alcuni edifici.

Lo spazio compreso tra le due chiese venne scelto dalla municipalità vastese per la realizzazione del cosiddetto Progetto Anfiteatro Nerone, che prevedeva la costruzione di un teatro all’aperto in calcestruzzo armato con camerini, servizi e ripostigli. Sotto i tre settori a gradoni erano previsti una pizzeria, un bar ed una sala da tè; solo il teatro venne poi effettivamente costruito.

[nella foto a destra: Orchestra, scena e parte delle gradinate dell’Arena delle Grazie. Sotto il tassello cementato in primo piano giacciono i resti dell’antica strada romana. Immagine tratta da A. R. Staffa, Dall’antica Histonium al Castello del Vasto, Fasano di Brindisi: Schena Editore, 1995]

In occasione di questi lavori furono rinvenuti numerosi resti in opera laterizia databili tra la fine del I secolo d.C. e la metà del II secolo d.C. e attribuibili ad un esteso complesso termale situato in posizione periferica rispetto all’area urbana antica.

Inizialmente non ci si accorse dell’importanza dei ritrovamenti e così alcune strutture vennero divelte e accantonate. In seguito, grazie all’intervento di alcuni studiosi locali, si pose fine ai danneggiamenti e si effettuarono sondaggi per comprendere l’estensione del complesso e la consistenza dei resti.

[nella foto a sinistra: un particolare del mosaico con scene marine (tigre marina). Fotografia di Nicolò D’Annunzio]

Solo vent’anni dopo, tra il 1994 ed il 1997, l’area è stata oggetto di campagne di scavo, con nuovi rinvenimenti e lavori di restauro delle strutture, al fine di sistemare l’area archeologica in modo adeguato ed adatto alla fruizione da parte del pubblico.

Il completamento degli scavi consente oggi di ricostruire, almeno parzialmente, l’assetto dell’impianto, di cui parte resta ancora sepolta sotto il tracciato della vicina via Adriatica, sotto l’adiacente teatro all’aperto (denominato Arena delle Grazie) e sotto la chiesa di Sant’Antonio, i cui muri perimetrali in alcuni punti sono andati a sovrapporsi direttamente alla strutture murarie antiche. Dunque, difficilmente sarà possibile conoscere la reale estensione dell’intero impianto.

Il complesso era accessibile da oriente tramite un asse viario basolato con orientamento nord-sud, rinvenuto durante i lavori di costruzione dell’Arena delle Grazie. Attualmente il tracciato è sepolto sotto le strutture della suddetta Arena. [Continua con: Parte 2: Le Terme Romane, l’approfondimento]

 a cura di Francesca D’Annunzio per Vasteggiando (riproduzione riservata)